Aveiro: la città che voleva essere Venezia

Non è obbligatorio assomigliare a Venezia per regalare un’esperienza unica.

Non c’è una rete pulsante di canali con ponti e ponticelli da attraversare. Non ci si può perdere in un dedalo di calli e campielli. Non è Venezia. Non è necessario essere Venezia per essere una cittadina interessante.

Non ci è chiara questa mania che hanno le città adagiate sull’acqua di assomigliare ad ogni costo a Venezia: Amsterdam, Bruges, Cork e ora anche Aveiro. Come se ognuna di queste città non avesse una propria identità, un carattere ben definito ed unico che si dona attraverso i sapori, gli odori, i colori, i volti di chi ci vive e le mani di chi ci lavora.

Aveiro – Praça Doutor Melo Freitas

Il paesaggio d’acqua della Ria passa in secondo piano mentre ci addentriamo nella zona pedonale del nucleo storico di Aveiro: l’attenzione è catalizzata dai colori dei palazzi e delle facciate Art Nouveau che incorniciano il canale e le vie. Giallo, blu, rosa, verde: un arcobaleno esaltato dalle volute e dagli archi dell’Arte Nova, quasi una riedizione del barocco portoghese. Non c’è pietra che con la sua severità trattenga lo slancio, la creativa vivacità di chi ha disegnato queste facciate. Nessuna saudade.

Aveiro – Canal Central

Prima ancora di spaziare con lo sguardo verso la Ria, la prima impressione è di essere capitati in una cittadina tranquilla. Se non fosse per qualche turista chiassoso seduto al tavolino con la compagnia di amici, e i gabbiani, che strepitando disegnano liquide geometrie nel cielo, sembrerebbe di esseere un villaggio. Una città di acqua e non di mare. Per sentire il profumo (e talvolta l’olezzo) del mare bisogna addentrarsi nella laguna, e partendo dal Cais da Ribeira de Esgueira esplorare la terra marina fino ad attraversare la laguna per raggiungere la Riserva naturale delle dune di São Jacinto.

Con i primi caldi a Venezia fa la sua ricomparsa il cattivo odore. In varie zone della città “a macchia di leopardo” (ma più frequentemente in prossimità dei rii) si diffonde, come qui ad Aveiro, quell’odore tipico di salmastro in putrefazione.

Il fenomeno è stato attribuito alle alghe e alla mancanza di ossigenazione del mare e alla presenza del sargasso. Questa alga può arrivare a misurare 5 metri di lunghezza e si riproduce in compattezza a volte costruendo un “muro” a pelo d’acqua.

Tornando al cattivo odore, pare che ci sia poco da fare, in quanto il problema delle alghe non è semplice da affrontare. Ci si chiede che cosa succederà quando il vero caldo afoso, e il cambiamento climatico in primis, alzerà davvero la temperatura dell’acqua.

La laguna si è ridotta alle dune di São Jacinto. Quando José Saramago visitò Aveiro nel 1981 durante il suo Viaggio in Portogallo, scrisse che la laguna si estendeva su una superficie di 40 chilometri di lunghezza per 20 chilometri di larghezza. Oggi i 20 chilometri si sono ridotti a 11. I cambiamenti climatici e il riscaldamento del pianeta stanno erodendo tutta la costa portoghese. Ma qui ad Aveiro possiamo misurare la catastrofe.

Praia da Barra

Torniamo a terra per visitare una delle collezioni più ricche di arte religiosa del Portogallo, e in particolare del barocco lusitano nel Museo di Santa Joana, patrona della città, museo ospitato nel quattrocentesco convento de Jesus. Passeggiando lungo il chiostro e entrando nel sobrio refettorio dove le sorelle domenicane prendevano i loro pasti non si può non notare il contrasto con la Chiesa del Gesù sontuosamente barocca nei suoi interni e con il ritratto icastico di Santa Joana, principessa figlia di D. Afonso V.

Per gustare gli “ovos moles“, i dolcetti a base di uovo e zucchero, espressione aveirense della pasticceria conventuale, meglio dirigersi verso Praça da República e poi fare una sosta alla pregiata e storica Confeitaria Peixinhos, anno di fondazione 1856. Una garanzia di autentica qualità. Se è ora di uno spuntino salato, lì accanto c’è la succursale aveirense della Casa Portuguesa do Pastel de Bacalhau, per assaggiare queste delizie della gastronomia portoghese.

Ma se si avvicina l’ora di pranzo, di cena o per un po’ di movida, è verso Largo da Praça do Peixe che bisogna dirigersi. Il mercato del pesce è ospitato in un edificio in ferro e vetro che risale al 1904, e ospita al primo piano uno tra i migliori ristoranti di Aveiro; nei dintorni i tavolini all’aperto di bar, caffé e ristoranti si prestano alla sosta per lasciarsi permeare dall’atmosfera della Ria.

Altri moliceiros caricano qualche turista, gli studenti brindano con una birra, i camerieri regalano una battuta e quando lo sguardo si spinge oltre il Canal de São Roque, nelle parole di Saramago: “resta a grande laguna e a sua silenciosa respiração azul.”

Aveiro