“Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: “Non c’è altro da vedere”, sapeva che non era vero. La fine di un viaggio è solo l’inizio di un altro.”
La scorsa settimana a casa di Ana Paula mi è capitato sotto mano il Viagem a Portugal di José Saramago in un’edizione portoghese corredata da splendide foto che mostrano gli scorci dei luoghi narrati. Le foto, scattate 30 o 40 anni or sono, mostrano un Portogallo ancora rurale, forse lo stesso che Saramago aveva sotto gli occhi mentre rifletteva sul suo Portogallo.
Oggi, a parte il valore indubbio di questo diario, resta la distinzione di Saramago tra turista e viaggiatore: il viaggiatore torna e ritorna, convinto di non aver ancora visto tutto o per rivivere in un’altra luce, con un altro tempo gli stessi luoghi.
E’ un modo per sfidare la memoria e la sua impermanente fissità.
Il viaggiatore vive la tensione tra la spinta ad andare avanti per vedere altro e la paura di non aver visto abbastanza, il timore di essersi perso qualcosa che lo obbliga ad indugiare.
Il viaggiatore indugia, è quello che in un gruppo resta sempre indietro, il ritardatario.
Ecco, il Portogallo è la destinazione dei viaggiatori.